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I migliori e peggiori rebranding del 2021

Tantissimi settori nel 2021 hanno deciso di dare una scossa al proprio brand, infatti il 2021 è stato definito come l’anno del rebranding! 

Come sempre in questi casi ci sono stati successi ma anche flop! Leggi l’articolo e scopri quali sono stati i più significativi.

Il 2021 ha visto il susseguirsi di rebranding che hanno diviso i pareri in positivo e in negativo. 


1. Pfizer

Il primo rebranding da citare è sicuramente quello della ormai nota multinazionale farmaceutica Pfizer. Hanno attuato una strategia con un obiettivo ben preciso: distaccarsi dall’idea della pillola e posizionare l’azienda in termini generali, quindi identificarla come produzione di ogni tipologia di farmaco. 

Con questo obiettivo infatti è stata abbandonata la forma ovale e creare una forma a spirale che vuole ricordare il DNA.

Si sono discostati i pareri, chi ha visto il restyle in modo positivo e chi l’ha criticato per essersi mantenuti troppo generici e poco identificativi del brand. 

2. Da Facebook a Meta

La scelta di trasformare Facebook in Meta è solo l’emblema del cambiato voluto da Mark Zuckerberg. Il cambiamento reale era legato alle aree di business e al modello. 

Questo rebranding è stato molto discusso e ha generato pareri discostanti. Per alcuni il logo che segue il simbolo dell’infinito è in linea con i cambiamenti che Zuckerberg vuole seguire e attuare; per altri invece, è troppo freddo e non si identifica con i valori del brand.

3. Burger King

Il rebranding di Burger King è un salto nel passato. Il logo è stato ripreso dagli storici loghi della catena, utilizzati tra gli anni settanta e gli anni novanta.

Hanno riutilizzato risorse già in possesso, valorizzandole e adattandole ai nostri tempi. Questa strategia aiuta le persone a percepire il nuovo brand in modo più semplice. 

4. Hugo Boss

Hugo Boss ha attuato un doppio rebranding per i suoi due comparti moda: Hugo e Boss. 

Prima del rebranding i marchi già distinti per target di riferimento, utilizzavano font diversi nel logo. Nello specifico per il brand Hugo il font era sans serif bold e doveva dare l’idea di sportività; per il brand Boss invece, il font era serif elegante. 

Con il rebranding, il marchio ha deciso di accentuare la distinzione dei brand, soprattutto in ambito digital. 

Ha uniformato il font, utilizzando la stessa tipologia di sans serif dura e statica. 

Il rebranding, per molti è stato percepito come mossa vincente. Modificando lo stile delle comunicazioni piuttosto che il logo si riesce a colpire in modo più preciso il diverso target. 

L’aspetto negativo è che non vi è più una distinzione immediata.


Facci sapere cosa ne pensi di questi rebranding e se ci sono altri casi che ti hanno colpito! scrivilo nei commenti


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